Mirteo, dal tuo valore
riconosce Tamiri...
Mirteo. Ove s’asconde,
che fa Scitalce? Al paragon dell’armi
perché non vien?
Semiramide. La principessa offesa
tace, e solo Mirteo pugnar desia?
Mirteo. S’ella i suoi torti obblia,
io mi rammento i miei.
Scitalce è un traditor.
Semiramide. (Che ascolto, oh dèi!)
Mirteo. Tu la pugna richiesta
contendermi non puoi: legge è del regno.
Al popolo, alle squadre
la chiederò, se me la nieghi; e, quando
né pur l’ottenga, a trucidar l’indegno
saprò d’un vil ministro armar la mano,
e poi non è l’Egitto assai lontano.
Semiramide. Qual impeto è mai questo? A me ti fida,
caro Mirteo: ti sono amico, e penso
al tuo riposo al par di te.
Mirteo. Tu pensi
a difender Scitalce: egli t’è caro.
Questa è la cura tua: tutto m’è noto.
Semiramide. (Che favellar!)
Mirteo. Risolvi, o l’ira mia
libera avvamperá.
Semiramide. Taci: un momento
ti chiedo sol. T’appagherò. M’attendi
nelle vicine stanze, e torna intanto
a richiamar quel mansueto stile
che t’adornò finora.
Mirteo. Indarno il chiedi.
Quand’è l’ingiuria atroce,
alma pigra allo sdegno è piú feroce. (parte)