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ATTO QUINTO.

SCENA PRIMA.

Mirtilla Ninfa, e Tirsi Pastore.


Mir.
D
Ovresti homai cessar di darmi noia,

Poi ch’io non hò pensier, che di te pensi,
Hor datti pace, che più tosto voglio
Lasciar questa mia vita, s’è pur mia,
Che lasciar di seguire Uranio mio.
Tir.Tu forse d’esser mia Ninfa mi neghi,
Credendo, che di boschi, ò di caverne
Habitator io sia? ma tu t’inganni,
Se questo credi; habitator son’io
Di sì fecondo, e fortunato loco,
E così amico al Ciel, che neve, ò ghiaccio
Mai non l’offende, e mai rabbiosi venti
Non gli fan guerra: aura benigna, e dolce
Sol vi spira di zefiro, che vita
Porge à le piante, à gli animali, à l’erbe
Sempre verdi, e fiorite, e manda il colle
Odor soave, e più soave il piano
Di serpillo, e di menta,
E di gigli, e di croco, e di viole,
Quivi sempre vedrai l’Ape ingegnosa
Libar da i vaghi fiori,


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