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A T T O

A te, che sei tutto il mio bene, Igilio,
Io, che son Filli tua, venuta sono
Per farti a pien dell’amor mio contento.
Igi.O giorno più d’ogn’altro
Per me felice, o fortunato giorno,
Poi che in un punto hoggi due vite acquisto;
Ma vita mia (se mia pur dir lice)
Dopo tante fatiche, e tanti affanni,
Per te sofferti, dammi
Segno più saldo, e certo
Della novella tua fiamma amorosa.
Fill.Hor poi, che l’alma mia,
Che nella sommità di questa lingua
Venuta teco parla,
Non ti può far de la mia fede, fede,
Eccoti la mia mano,
Per più sicuro pegno.
Igi.O bella, e bianca mano,
Ben mi trahi dall’Abisso, e poni in Cielo:
Hor pur ti tengo, e dolcemente stringo;
Ma vientene, cor mio, ch’à i miei compagni
Vò palesar le mie liete venture,
Quanto sperate men, tanto più care.
Fill.Andiam, dove ti piace.



SCENA QUARTA.

Uranio Pastore.


D
A chi mi segue, Amor, fuggir mi fai,

E seguir, chi mi fugge;
Dura legge d’Amore,


S’è