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P R I M O. 13

Vede sovente ignuda, non potrebbe
Agguagliarsi di gioia
Al mio felice stato.
Ma, s’io non posso in fiore, in herba, in sasso,
In fronde, in prima, ò in fronte trasformarmi,
Potess’io almen cangiarmi in una fiera,
In una fiera, che da te seguita
Fusse per mia ventura,
Che se cosa vietata accresce sempre
Il desiderio in noi,
Vorrei da te fuggire,
Sol per indurre in te desio maggiore,
Di seguitarmi, e tormi al fin la vita;
E ben sarei felice,
Se quella bianca, e delicata mano
Del mio viver mortal troncasse il filo.
Fill. O dispietato Amore, ecco colui,
Che per tua colpa m’ama;
Et io per tua cagione, ohime, non posso
Renderli il cambio di cotanta fede:
E per maggior mia doglia mi conviene
Amar, chi m’odio, e servir, chi non prezza
Il mio fido servitore, e l’amor mio.
Igi.O me felice, hor ecco,
Che senza trasformarmi in altra forma,
Veggio l’amata Filli,
Ecco la bella fiamma, che mi sface;
Voglio accostarmi, e dire;
Pietade al mio languire.


C         Fill.