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A T T O

De’ quali altri con cani, altri con dardi,
Altri con lacci agevolmente prendo.
Ma che dirò de l’atterrar un’Orso,
O con l’acuto spiedo un fier cignale?
Certo potrebbe il Sol tre volte, e quattro
Tornar all’Oriente,
Prima, ch’io ti potessi
Dir a bastanza del piacer, ch’io provo
Ne la caccia, e son certo, se non mancano
A l’aria augelli, pesci à l’acque, e fiere
Al bosco, che in virtù de le mie reti,
De gli hami, de le panie
De i lacci, de’ miei cani, de gli strali,
E di quest’Arco, che mi diede in dono
La Dea del primo Cielo,
Non mi mancheran mai piaceri, e giochi:
Quest’è quel Arco, onde non osa Amore
Accostarmisi punto,
Che teme rimaner ferito, in vece
Di ferir me.
Opi.                      Non dir così figliuolo,
Non esser tanto ardito, che ’l soverchio
Ardir conduce altrui sovente à morte.
D’Icaro ti sovenga, e di Fetonte;
Ma non posso più quì fermarmi teco:
Ti lascio adunque à Dio, Tirsi gentile.
Tir.Opico a Dio. Si crede questo vecchio,
Che dispregiando Amore, io faccia oltraggio.
A qualche Dio, ma non son tanto ardito,
Nè tanto temerario,


Ch'io