Pagina:Misteri di polizia - Niceforo, 1890.djvu/246

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zione che tenne dietro alla rivoluzione di luglio, non ebbe significato antidinastico e per un momento s’ebbe l’idea di proclamare Leopoldo II, re costituzionale dell’Italia Centrale. Ma il complotto non trovò molti fautori, essendo osteggiato da Gino Capponi nella cui persona allora s’incarnava la Toscana avida di riforme, ma non sediziosa, mentre i dissidenti, i rivoluzionari, i sognatori della restaurazione della repubblica di Francesco Ferruccio avevano già il loro tribuno e il loro scrittore nel livornese F. D. Guerrazzi. Ma quell’agitarsi di partiti, quel tentativo di stringersi intorno a capi e d’uscire dall’inazione, svegliò lo stesso Governo, che spinto dall’Austria, aveva posto da qualche tempo alla testa del Buon Governo il Ciantelli, una specie di spaventa-liberali. Ma costui, che avrebbe fatto la sua fortuna a Modena o a Napoli, nella gentile Toscana scontentò i ministri e lo stesso Granduca, gente frolla, abituata alle mezze misure, ai cerottini, agli emollienti; e il Ciantelli, dopo una breve reazione, che peraltro non fu macchiata nè da condanne capitali, nè da misure eccezionalmente severe, in mezzo al contento dei liberali che non capivano nella pelle per la vittoria riportata colla sola arma della pubblica opinione, fu posto a riposo, dandogli a successore Giovanni Bologna, un toscano sino al midollo delle ossa, cioè, uomo d’animo moderato, il quale ritornando per poco alle interrotte tradizioni, purchè non si facessero proteste, nè si asserragliassero le vie, nè si gridasse troppo alto, tollerò che le idee liberali continuassero a manifestarsi per vie indirette e non pose il veto nè al Giovanni da Procida, del Niccolini, ch’era una sfida all’Austria, benchè l’indirizzo fosse alla Francia, nè al Guglielmo Tell del Rossini, che in mezzo alle ovazioni d’un pubblico liberale si rappresentava alla Pergola. Pel Bologna l’Austria doveva ritenersi pienamente soddisfatta dal momento che non permetteva al Niccolini di stampare separatamente dal resto delle sue tragedie, il Procida.

Così il Bologna assecondava don Neri Corsini, il quale da oltre sedici anni ministro dell’interno governava con estratti d’oppio, con distinzioni che parrebbero ingenue se