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cuore e S. Benigno1 ha le seguenti notizie, ed egli le avea comunicate al Viani. Nel 1596 fu introdotto in Italia l’uso di battere monete simili agli ungheri, ch’erano d’oro, e di peso uguale al zecchino veneto, cioè di carati 18 1/2, e della bontà di danari 23 1/2, se ne batterono nelle zecche di Sabbionetta, Correggio, Macagno, Masserano, Tassarolo, Vigevano e Mantova, e cita il Zannetti, t. III, pag. 44.

Nel 1608 a’ 23 novembre il sig. Ottavio Costa manda da Crevacuore al sig. Bartolomeo Gonfalonieri, Castellano del principe di Masserano, fiorini 440 in varie monete, e fra queste sono fiorini 93 di Tassarolo.

Nel mio opuscolo pubblicato l’anno scorso Monete, Medaglie e Sigilli dei Doria ricordai, come in Tassarolo si coniassero monete per Levante, secondo l’uso del tempo. Il Viani nelle Memorie della famiglia Cibo, pag. 231, rammenta una sentenza pronunziata dal Parlamento di Aix il 22 dicembre 1667, nella quale è detto, che nella zecca di Tassarolo si battevano monete per Levante, come nelle altre d’Italia, e specialmente in quella di Firenze, Genova, Pesaro, Lucca, Fosdinovo, Loano, Monaco ecc. A conferma di ciò rilevasi dall’opera citata del Cardinale La Marmora, che in un processo criminale fatto in Masserano contro varie persone il 1.° settembre 1668, risulto che un certo Domenico D’Alessandro lavorò nella zecca di Tassarolo, ed ivi batté una moneta d’argento

  1. Io ebbi la sorte di potere esaminare a mio bell’agio questo importante manoscritto per favore speciale di S. E. il sig. Cav. Alberto Della Marmora Luogotenente Generale, Senatore del Regno ecc, il quale non contento di avermene trascritto di proprio pugno tutto quanto riguarda la zecca di Tassarolo, lasciava altresì il prezioso scritto per un mese in mie mani.