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fer [53] che visitò la grotta nel 1821, allorchè il ghiacciaio non aveva ancora raggiunto il suo massimo sviluppo, dice di aver dovuto raggiungere l’entrata attraversando il ghiacciaio. Se ciò avessero dovuto fare anche i precedenti visitatori, evidentemente lo avrebbero detto. In conseguenza la fronte glaciale dovette trovarsi molto più atterrata.

La distruzione del villaggio di S. Jean de Purtud in Val Veni sopra Courmayeur viene attribuita al grande progresso del ghiacciaio della Brenwa verificatosi dopo il XVI secolo. Pare che da documenti del XIV e XV secolo risulti comprovata l’esistenza d’un villaggio chiamato S. Jean de Purtud ove oggi si estende la grande morena laterale destra del ghiacciaio della Brenwa il quale l’avrebbe distrutto in un successivo progresso [94]. In proposito tornano interessanti certi scavi fatti nel piano alluvionale che hanno messo a giorno del carbone [91].

Lasciando a parte lo sfondo religioso che la tradizione ha voluto attribuire al progresso del ghiacciaio, rimane però il fatto — a quanto pare assodato — che la chiesa di S. Jean de Purtud è stata eretta molto prima di quella di Courmayeur. Dirò incidentalmente al riguardo che la preesistenza dei centri alle testate delle valli rispetto a quelli maggiori più a valle di oggidì è un fatto abbastanza comune e che va quasi generalizzandosi con i nuovi dati forniti dall’esame dei vecchi documenti degli archivi. Così è certo che Pecetto nell’alta Valanzasca preesistette a Staffa: nel Vallese Zmutt è più antico di Zermatt e così ancora Orsia rispetto a Tachen nell’alta valle di Gressoney. Tutto ciò ci sembra che possa giustificarsi soltanto ammettendo un sensibile innalzamento del limite climatico e per conseguenza una notevole riduzione delle masse glaciali.

Se ancora nel XV secolo esisteva il villaggio di Purtud nella parte della Val Veni ora occupata dal ghiacciaio della Brenwa e dalle sue morene verosimilmente dovevano esservi dei prati e dei campi come nell’attuale regione d’Entrèves, che, in seguito ai grandi progressi della seconda metà del secolo XVI e del XVII, vennero completamente distrutti e coperti dalla grande massa glaciale sopravanzante.

La medesima tradizione aggiunge ancora che sul versante del Mont Noir du Pétéret, che guarda il ghiacciaio della Brenwa, esistevano pure alcuni châlets detti de Pertuis e che lo stesso ghiacciaio avrebbe distrutto nel suo progresso portando in basso frammisti al materiale morenico le tavole lavorate dei detti châlets.

Non è da escludersi che la distruzione di questi châlets sia stata operata, anzichè dal normale progresso del ghiacciaio, da una frana di ghiaccio e roccia uguale a quella che nel 1717 si rovesciò sui pascoli e sui casolari di Triolet e d’Ameyron in Val Ferret oppure a quella del 1920 che si abbattè sul ghiacciaio della Brenwa cagionando non pochi danni agli attuali châlets del Purtud.