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Tutti i fatti suesposti mi sembrano tali che nessun altra giustificazione si potrebbe dare per essi se non ammettendo in precedenza un più elevato limite del bosco, seguito successivamente da un abbassamento del medesimo.

Un rilievo del tutto particolare menta la presenza dei ceppi trovati nelle alpi Gabiet e di Bett, non solamente per la loro elevata altitudine, ma sopratutto per la prevalenza della specie dell’essenza a cui appartengono i detti ceppi: ossia del pino cembro che ora è del tutto scomparso, esistendo attualmente un solo rachitico esemplare in tutta la testata della Valle di Gressoney. Eppure nel XVI e nel XVII secolo esso doveva essere ancora piuttosto abbondante ed in grossi esemplari — come anche l’abete rosso del quale pure tuttora si trovano soltanto pochissimi esemplari — perchè nei vecchi stadel (granai e fienili) di quell’epoca, parte dei tronchi sono di pino cembro e della medesima essenza, oppure di abete, sono talora anche le porte, i grossi cassoni per la conservazione delle granaglie, nonchè il pavimento a steppe per la battitura della segala e dell’orzo.

Nell’alta Valtournenche e precisamente all’alpe Cignana (m.  2110) una diecina di anni or sono, durante i lavori di scavo per la costruzione della nota diga di sbarramento, vennero a giorno numerosi e grossi tronchi di conifere di alto fusto. Sebbene in tutta la regione circostante attualmente il bosco risulti scomparso, ad ogni modo — considerato che sull’opposto versante della valle verso Cheneil e Chamois il bosco si spinge tuttora verso i 2200 metri — rimane alquanto dubbio se in questo caso l’abbassamento del limite del bosco sia stato un fenomeno naturale oppure dipendente dall’alpeggio, che in questo bacino ha avuto in passato uno sviluppo piuttosto notevole.

Di un caso alquanto interessante ho avuto notizia dal prof. Valbusa per l’alta valle del Po a monte di Crissolo. Durante alcuni scavi che egli fece eseguire nella soglia del Lago Fiorenza (m. 2110), onde ricercare la roccia in posto sottostante per l’eventuale costruzione di una diga di ritenuta, venne trovato un grande accumulo di secolari tronchi di larice. Il Valbusa ritiene che essi abbiano fatto parte di un bosco che in epoca indeterminata doveva esistere anche sui pendii del versante orientale sino ad un’altezza media di 2300 m. circa e che di lassù siano stati portati in basso nel lago probabilmente da una valanga e non caduti per vetustà, nonostante le loro rispettabili dimensioni.

Attualmente nella Valle del Po propriamente detta il bosco arriva al Pian Melzè (m. 1761) che, come dice il nome stesso, doveva essere un tempo coperto da una gran foresta di larici. Anche nelle regioni circonvicine, come ad esempio nella conca di Oncino, il bosco non supera i 1800 m. (Si tenga all’uopo presente che nelle Alpi Cozie il limite climatico del bosco è molto meno elevato che nelle Alpi Pennine). Questo limite è indubbia-