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A vincere e domare tribù tanto fiere, Roma si affaticò per più secoli. Quelle, fatta lega con i Sanniti, lungamente resistettero, finché l’anno 308 a. C. si sottomisero e divennero socii di Roma. E fu il valore degli Abruzzesi che non poco contribuì alle conquiste de’ Romani fatte in Italia e fuori. Nè Roma ebbe migliori soldati. Quindi il detto di Ennio: Marsia manus, Peligna cohors, Vestina virum vis. Alla repubblica romana però non riusci facile l’impresa di trasformare politicamente l’Abruzzo e renderlo provincia docile. Di già vicina all'apogeo del suo dominio mondiale, Roma di bel nuovo si trovò implicata nella più tremenda guerra italica, che per l'appunto nell'Abruzzo ebbe principio e centro. Fu guerra quella delle Provincie contra la tirannia dell’ingrata Capitale. Allora nacque sugli altipiani abruzzesi il concetto dell’ITALIA, scegliendo i popoli sollevati la città di Corfinio a sede della loro confederazione, e le diedero il grande nome “ ITALICA „. Principali motori della guerra, i Marsi: Marsi i capi, Pompedio Silone e Vezio Catone; Marsa la fortissima capitale residenza del Senato italico. La guerra stessa venne da’Romani chiamata bellum marsicum.

Dal 90 all’88 a. Ch. il toro abruzzese disperatamente lottò con la lupa rapace. Se desso l’avesse vinta, allora facilmente la storia del mondo avrebbe cambiato d’aspetto. Invece di visitare le scarse rovine di Corfinio, ora forse visiteremmo, sul Palatino e sul Campidoglio, i ruderi di Roma distrutta da’ fu-