Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/64

Da Wikisource.

[59]

Per leggerti negli occhi una mia lode
235E tener compensata ogni fatica
Se m’avrò da tue labbra un sol sorriso,
Un tuo sorriso che del cielo è degno.
Oh! quando mai saluterò quell’ora
In cui, vinto ogni rischio, a me fia reso
240Quel core ov’io pur sempre unico impero!
Quando sugli occhi tuoi con baci e baci
Del largo pianto asciugherò le stille,
Di quel pianto che fia fervido e puro
Qual fu del vale ne’ supremi istanti!
245Oh! quando, vita mia, quando tenerti
Potrò di nuovo ne’ miei caldi amplessi!»
     Mentre ei pensa così, sull’ale ai venti
Più vicina si fa quell’armonia
Che con ogni sua nota un novo aggiugne
250Legame alla gentile aurea catena
Di che avvinto ha lo spirto; ei si rivolge
Alla parte onde il suono a lui procede,
E lontano lontan fra un infinito
Risplendere di faci egli rimira
255Movere a lui d’incontro allegro e gaio
Di vaghe forme femminili un gruppo:
D’esse alcune danzar vedonsi avvinte
Leggiadramente da gentil catena