Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/82

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Tutta luce si fu della ragione
Entro il mio spirto in pria ch’io travïassi
Ciecamente da te! Barbare voci
M’avean recato di tua morte il grido;
680Ah! perchè non perimmo, Azimo, entrambi
Nell’ora dell’addio? — Deh! manifesta
Fosse a te la profonda, inconsolata,
Che il core mi struggea, tristezza interna
Quand’io piangendo sulla tua partita
685Te, sempre te nel mio pensier volgea,
Finchè il pensiero si converse in pena,
E la memoria mia, gocciola quasi
Che per lungo cader marmi distrugge,
Spietatamente mi consunse il core!
690Oh! veduta m’avessi al suol nativo
Quand’io, dipinta di pallor, sedeva
Sempre l’occhio volgendo a quel cammino
Che tornar ti dovea! quando passava
Fra la speme divisa ed il timore
695La lunga notte e trepida l’orecchio
A ogni suono tendea quasi recasse
De’ tuoi passi il rumore e di tua voce!
Vista oh! m’avessi allor, nè meraviglia
Sarebbe in te, che, finalmente estinta
700Del vederti tornato ogni speranza,