Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/95

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Sonvi gli aspri guerrieri abitatori
110Dell’Azzurre Colline e quei che stanza
Hanno oltre il ghiaccio e le perpetue nevi
Dell’Indoo-Kosk, indomiti soldati
Che in procellosa libertà cresciuti
Han per rocca le rupi, e campo il letto
115D’asciutto fiume. Ma fra quante in guerra
Venner devote al condottier velato
Schiere d’arditi battaglier, nessuna
Mosse di più tenace odio ripiena
E con più audace man che la proscritta
120Stirpe d’Iran, del foco adoratrice;
Un desio di vendetta immoderato
Contro l’inviso Saraceno infiamma
L’adorator del foco; egli vorrìa
La cara alfine vendicar contrada
125Conculcata ed oppressa, il trono infranto,
E gli splendidi altari al suol gittati;
Da Yedz, là dove sì nutrica eterno
Nella montagna il foco, e dalle ardenti
Fonti di Nafta che di fiamma azzurra
130Colorate si spingono nel mare,
D’ira caldi costoro eran venuti,
E, purchè ne’ tiranni insanguinati
Possan pascere il guardo e in parte almeno