Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/143

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Meno visibili sono le alterazioni che contemporaneamente avvengono nell’apparato circolatorio, mentre l’aspetto del moribondo è reso più ripulsivo dall’affilarsi dei suoi lineamenti, dallo spalancarsi della bocca ai cui angoli scola la saliva, dal sudore della fronte, dal color cianotico, giallognolo del volto.

Tutto questo rattristante insieme mimico porta in Medicina il nome storico di “facies hippocratica„, perchè già aveva colpita l’attenzione degli Antichi, e il Grande Maestro di Coo ne ha lasciata una classica descrizione. Ma notiamo bene che, nonostante quelle apparenze, l’agonizzante può mantenersi cosciente e rispondere alle domande che gli siano rivolte, o pronunciare parole e frasi riferentisi alla sua vita passata. In certi moribondi si ha un ritorno di imagini e di nozioni (ad esempio, linguistiche) che parevano da lungo tempo scomparse dalla sua memoria; questi casi, quantunque rari, mostrano che non sempre la morte colpisce da principio il sistema nervoso, sebbene sia di regola che le cellule nervose, quelle psichiche specialmente, sono le prime a morire.

Perciò l’agonia non può esser sempre accompagnata da dolore; perchè ciò fosse, converrebbe che la coscienza del vivente permanesse fino all’ultimo e assistesse terrificata e lucida al transito da vita a morte. Fortunatamente per l’Uomo, e anche per gli animali, la coscienza del morente è quasi sempre oscurata, e la morte sopravviene dopo