Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/205

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mano, non sono in realtà nè indolori, nè estetici; talvolta si addimostrano inefficaci, e il suicida si vede crescere coi postumi del suo tentativo le proprie sofferenze. Ha bisognato dunque pensare a mezzi che non offendano la sensibilità e garantiscano il transito con la maggior quiete possibile e, come vedemmo, vi si è pensato. Nel Guermonprez si legge che A. Nobel, il celebre chimico e filantropo, aveva proposto al Governo Italiano di lasciare erigere a Roma e a Milano degli Istituti forniti dei mezzi necessarî per chi avesse voluto suicidarsi, e a tale uopo proponeva un gaz di sua invenzione, capace di dare una “dolce„ morte; ma Crispi, allora Ministro onnipotente, pur trovando buona la idea, non aveva creduto di accettare la proposta.

Non so quanto ci sia di vero in questa notizia; ad ogni modo, si sarebbe dovuto circondare quegli “Istituti Nobel pei suicidi„ d’ogni cautela possibile. Anche il Binet-Sanglé si è domandato se la scienza medica non debba venire in soccorso di questi infelici col procurar loro una morte dolce e calma; ed ha arditamente proposto che, nei casi di decisione al suicidio derivata dall’intollerabilità di dolori fisici, una Commissione di tre “eutanatisti„, un medico, un patologo ed uno psicologo, sia incaricata di esaminare prima, sotto l’aspetto della costituzione, dell’ereditarietà morbosa, delle condizioni fisiologiche e dello stato psichico, la persona