Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/21

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può dircene nulla, come chi si ferma sotto il portale di un tempio tenuto al buio, e che buio!, non sa descrivercene l’interno. E poi, la morte, questo sonno eterno, riman fuori di ogni potere della nostra introspezione, dato che questa è perfino incapace di assicurarci la esattezza del più recente e semplice ricordo della veglia. Obiettò giustamente il Sollier che l’imminenza del pericolo pone i soggetti soltanto davanti alla idea, non al fatto della morte. Bisogna invece esaminare il morire, non di chi in piena salute si trova esposto a rischio improvviso, e neanco del suicida che volontariamente gli va incontro; bisogna studiare i casi più comuni: la morte per vecchiaja o per esaurimento; quella per malattie croniche e lente, e quella per malattia acuta rapidissima o per inaspettato disturbo fisiologico. Ora, chi è proprio passato nell’Al di Là non torna a narrarcene il come, neanche al tavolo degli spiritisti, che pur hanno interrogato in proposito tanti “disincarnati„, non ottenendone che vaghe e ben prevedibili volgari fantasticherie.

Una descrizione assai ben fatta delle ultime sensazioni dei moribondi si legge nello strano romanzo di Paolo Hervieu, L’Inconnu (al Cap. VIII): il protagonista semplicemente svenuto, ma creduto morto, assiste senza potervisi opporre nella sua immobilità pseudocadaverica, ma protestando nel suo intimo, alle pratiche che si usa fare sui cadaveri degli appena spirati, chiudendo loro succes-