Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/212

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morte, ordinariamente l’uno per mano dell’altro, spintivi da passioni d’amore contrastato, da sconforto per miseria, ecc. Nella coppia v’è quasi sempre, come avvertì Scipio Sighele, un istigatore ed un istigato, un suggestionatore ed un suggestionato, ed i generi preferiti di morte sono per lo più la rivoltella, o il carbone, o il veleno, talvolta per rara eccezione l’allacciamento dei due corpi e la precipitazione in acqua o dall’alto, rarissimamente, a differenza degli Antichi, l’arma da taglio e punta. Questi casi, oggidì numerosissimi, esulano però dal dominio della vera eutanasia, quantunque la morte sia desiderata voluta e raggiunta per sfuggire ad agonie e strazî morali o a privazioni crudeli, che rendano la vita insoffribile alle due vittime, e corrispondono, in sostanza, ai dolori fisici di un male insopprimibile; ritorniamo, in ogni modo, alle morti volontarie anzi tempo richieste, e se non propriamente istigate nel vero senso del termine, almeno non sconsigliate nè impedite, di coloro che patiscono di malattia organica.

Il surrogato eutanastico del suicidio consigliato favorito ed aiutato dal medico o dai famigliari non può passar liscio finchè durano le attuali concezioni del Diritto. L’art. 370 del nostro Codice Penale punisce chiunque istiga al suicidio o aiuta a compierlo, e così altri Codici stranieri; dunque, converrebbe domandare prima col Binet-Sanglé e col Binding la riforma delle nostre Leggi. Vero è