Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/63

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caldi. A sua volta Svetonio parla di un sofista, che stanco di lottare contro una malattia importuna radunò il popolo, gli spiegò le ragioni che lo inducevano ad uccidersi, ne fu approvato, ed eseguì il suo proposito.

Plinio, parlando del suicidio del suo amico Cornelio Rufo, ci dà in modo squisitamente classico la giustificazione del suicidio per malattia. “Cornelio Rufo molte ragioni aveva di vivere: l’ottima coscienza, l’ottima fama, l’autorità grandissima, la buona famiglia e i veri amici; ma una suprema ragione, che ai sapienti è in luogo di necessità, lo spinse a morirsi, perchè di così lunga e iniqua malattia era afflitto, che quelle grandi ragioni di vivere furon vinte dalla ragione di morire„ (Lib. I, Epist. 12a).

In tempi assai più presso a noi, sono esempî famosi di eutanasia spontanea il Cancelliere di Federico, Pier delle Vigne, che divenuto cieco e pien di malanni si spezzò la testa contro un muro cosicchè Dante lo punì col metterlo nel suo “Inferno„, ed Elisabetta d’Inghilterra, la Regina-Vergine [?], che prescelse morirsi di inedia. A tale proposito, bisogna ricordare che per due o tre secoli gli Inglesi, “maturamente e con indifferenza e costanza„ si suicidavano ragionatamente, così da riescire notissimi suicidofili nel loro “spleen„. Sappiamo tutti come infierì in Europa la manìa, talora anche troppo discorsiva, del suicidio dopo la comparsa delle celeberrime opere di Goethe su Wilhelm