Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/253

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— Sì, vi amo! — rispose dolcemente e tristemente la fanciulla.

Patrizio sentì un brivido corrergli nelle ossa. C’era tanta sicurezza in lei! tanta fede e tanta innocenza!

Nella cameretta regnava una blanda penombra, rotta in un punto solo dalla fiamma oscillante di una candela. La città sembrava addormentata; una pioggia sottile, leggera, batteva contro i vetri — e quei due giovani soli, innamorati, si guardavano e tacevano.

L’avventura era certamente la più singolare fra quante fossero capitate a Patrizio — egli non si riconosceva più — tanto meno quando la fanciulla gli disse:

— Patrizio, i due camerati sono scomparsi; non potete restare in questa camera.

E che lui si alzò, arrossendo, cercando una scusa, timido e imbarazzato come se fosse alle sue prime armi compreso da un sentimento arcano che pareva pudore.

E partì, barcollando giù per la buia scala. Giunto nella via si guardò attorno come per orizzontarsi, per essere sicuro di non aver sognato.

Una brigatella di studenti passava schiamazzando.

Patrizio ritornò col pensiero ai suoi compagni