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cetto, nessuna parola riusciva a rompere la pesantezza del mio cervello che avrei potuto credere paralizzato se una specie di chiodo martellante sul cranio non mi avesse dato colla sensazione di una orribile sofferenza anche quella della vita.

Chi sa quanto tempo rimasi là, sola! La candela si accorciava a poco a poco e le ombre crescevano nella stanza disegnando sul pavimento delle lunghe striscie mobili che mi facevano trasalire. Un gran freddo che mi prese prima alle braccia e poi in tutto il corpo mi ricondusse nel mio letto, dove appena giunta spensi il lume e mi gettai colla faccia in giù, sprofondata, annientata.

Ebbi veramente la febbre, così che rimasi alcuni giorni in preda a un torpore continuo. Solamente verso sera mi prendeva un po’ di inquietudine e spiavo i rumori di fuori, ma nessuno e nulla entrò dalla porta invincibilmente muta; non una persona, non una let-