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sostenuta, perlacea, sparsa di stelline; la calligrafia di una eguaglianza perfetta: «Se tutto quello che mi avete detto è vero, se io sono ancora per voi la più adorabile delle donne, venite oggi alle cinque. Sarò sola.»

Nessuna firma.

Dopo un movimento di dispetto, gettò questa lettera in un canto. Il suo interesse era per le prime, per quella Elvira appassionata che non nascondeva il suo nome, che lo ostentava invece nella franchezza prepotente del vero amore.

Adagino, con pazienza, riusciva a metterle insieme, le mani frattanto le tremavano e la sua testa era in fiamme.

Fu distratta un’altra volta da un bigliettaccio mal piegato, male scritto, con qualche errore di ortografia: «Ti ho aspettato in piazza e non sei venuto. Non vengo più.»

Questo le fece male. Il fatto di una donnaccia che dava del tu al suo Alberto, e che da lui era stata guardata, preferita, amata forse — e senza forse amata nel modo che amano gli uomini —