Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/253

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Beniamino. 243


Ed ecco cosa saltò in mente a Beniamino, sempre secondo lo storico anonimo. Côlto un momento in cui la via era deserta, si alzò sulla punta dei piedi e col suo coltello da tasca raschiò le prime lettere al nome dei due soci, così che si leggeva:

Asini e muli

proprietari industriali.


con quel che segue.

Lo scandalo fu grande, vi si pose pronto rimedio, rinnovando le due sillabe. Ma il giorno dopo medesima farsa.

Il signor Tumuli era in viaggio, il signor Masini, uomo dal temperamento bilioso, strappò violentemente i cartelli e fattili riparare li attaccò mezzo metro più in alto.

Fatica sciupata; il signor Masini, alzando il naso, ebbe l’umiliazione di leggere ancora il brutto scherzo.

— Ah, se posso agguantare il burlone!... — Proprio a metà di questa frase, che minacciava di finire in una grossa bestemmia, gli comparve davanti Beniamino colla sua onesta faccia da provinciale e i suoi occhi tranquilli, specchio di un’anima pura.

Egli disse francamente e senza reticenze che dall’alto della sua specola aveva veduto il mariuolo che giuocava quei tiri un po’ troppo confidenziali; offrivasi per fare la guardia e prometteva che il mariuolo non sarebbe ritornato.

— Sei capace di bastonarlo ben bene? dimandò il signor Masini, che aveva sete di vendetta.

— Avrà da fare con me!