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18 | Profili, Impressioni e Ricordi |
pliarne i contorni, rivederla, correggerla, farne
veramente il suo capolavoro. In mezzo alle tante
occupazioni degli ultimi anni, alle lotte del
giornalismo, alle fatiche della polemica, tornava
nei momenti più calmi alla sua Speranza triste
(fatidico nome!) e aggiungeva una scena, un
periodo, sempre con quell’ardore chiuso e divoratore
che era la caratteristica del suo modo di
amare.
L’Ultima Passeggiata doveva far parte della novella quando egli fosse riuscito nell’intento di renderla perfetta e di pubblicarla in un piccolo volume illustralo da lui stesso e del quale aveva già in mente il formato, la copertina, i caratteri, tutto corrispondente alla semplice e profonda mestizia del concetto. Ultima passeggiata è una specie di poesia in prosa, che, se come genere appartiene forse alla decadenza dell’arte, rispecchia pure quando è sincera un particolare stato dell’animo non indegno di attenzione.
Egli ripensa l’ultima volta che percorse insieme alla sorella i soavi sentieri di Brianza, le ombre dei boschi di Inverigo e dopo una invocazione alle piante dell’Orrido dice alle stesse piante:
« L’autunno ch’ella incominciava a morire
« io pensavo che il vostro dolore fosse per lei;
« pensavo che fosse una disperazione in voi
« a vedere là vostra povera regina,
« che si incamminava malinconica e pallida
« verso la morte.