Pagina:Neera - Teresa.djvu/248

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— E sua figlia, la maggiore, quando la maritiamo?

Il signor Caccia, confuso, non seppe lì per lì che cosa rispondere. Si aspettava tutt’altro. Fu ancora Monsignore che prese la parola:

— Pare un'indiscrezione, ma non è... Creda, carissimo signore, siamo nella nostra sfera, padri anche noi e l'onore e la felicità delle nostre figliuole in Cristo ci premono piú che la vita.

— La ringrazio, — disse l'esattore, sbuffante, già tutto rosso, colle ciglia rialzate, ma facendo pompa della massima dignità — la felicità di mia figlia è bene collocata fra sua madre e me. Quanto all’onore nella nostra famiglia...

Non poté proseguire; soffocava. Monsignore, sorridente, con piglio untuoso, colla piú perfetta padronanza, riprese:

— Guardimi Iddio! Signor Caccia, io ho per la sua famiglia una considerazione senza limiti. La prego di non fraintendermi. Accade sovente che le persone direttamente immischiate in un affare, non possono misurarne la portata e le conseguenze. Mi permette di spiegarmi meglio?

— È quello che desidero.

— Tutto il paese parla della relazione di sua figlia coll’avvocato Orlandi. Si sa che fino dall’anno scorso Orlandi l'aveva chiesta in moglie ed Ella glie l’ha rifiutata. Ma perché la tresca continua? Perché ella permette che la sua buona, la sua brava