Pagina:Neera - Teresa.djvu/255

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il pensiero di essere segnata a dito come una svergognata, di non poter piú alzare la fronte senza rossore, tutto ciò l’aveva impressionata moltissimo. Capiva di non poter reggere a quella vita, e l’ultima lettera di Orlandi la aiutava nel proposito di dimenticare.

Ma come il dimenticare era difficile, doloroso, irto di spine!

Che cosa dimenticare? Le ebbrezze? erano state così vive. Le ansie? così compensate. I dubbi, le aspettative, i dolori? Ma ognuno di essi aveva ribadita la catena. Si dimenticano cinque anni della propria esistenza?

Esortata dalla madre, consigliata dall'amica, gli aveva scritto di non pensare piú a lei; che non erano destinati; che la sua famiglia non voleva; che non le scrivesse mai piú, né cercasse di rivederla.

Spedita la lettera, le parve un sogno.

Si aspettava da un momento all’altro di vederlo comparire. Di notte sognava che suo padre acconsentiva alle nozze e che Orlandi, ricco a milioni, veniva a prenderla, tra lo sbigottimento e la sorpresa di tutti.

Qualche volta, dopo una giornata di tormenti e di noia indescrivibile, dopo aver pianto in silenzio sulle camicie che cuciva, Teresina si coricava stanca, nauseata della vita. Invocava il sonno, l’unico bene che le restasse; sperava nel sonno di trovare