Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/35

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sapete anche voi, recavano che il suo stato è gravissimo. Anche salvandosi resterà un mostro.

— Poveretto!

Ella ristette pensierosa, colla guancia appoggiata ad una delle sue bellissime mani. Se il geloso avesse potuto leggerle nel pensiero non sarebbe stato niente affatto pago del progresso che faceva l’eroe sconosciuto sulla immaginazione della donna, sazia oramai delle solite avventure ed avida ancora.

Il crocchio intanto si era diradato. Rimanevano appena Wilss, don Peppino e il giornalista, il quale, approfittando di un momento in cui gli altri due stavano discorrendo tra loro, fece scivolare in grembo all’amica un astuccio che si era levato di tasca.

— Che cos’è? — fece ella aprendolo senza soverchia curiosità, assente ancora; ma subito commovendosi si levò in piedi per guardarlo meglio alla fiamma di una lucerna.

Era, in piedi, meravigliosa. Wilss girò la testa avviluppandola con uno sguardo elittico; quasi ella ne avesse subìto il magnetismo, gli si avvicinò d’un balzo fino a sfiorarlo:

— Guardate, Wilss!

Poi, senza aspettare i commenti, tornò accanto al giornalista:

— È avorio vecchio?