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Clara Walser 201


come certi figli, pur con linee di volto diverse, riproducono la fisionomia della madre.

Su ogni foglio era, prima, con matita colorata, tracciato un fiore, o una fronda, o una gemma ancor chiusa nel leggero involucro primaverile: poi, la mano inquieta cercava, di fianco o più sotto, di renderne, sola, la linea essenziale, amplificandola, intrecciandola a qualche altro motivo originale. Infine, la linea si determinava in figurazioni decorative, per stoffa, per tappezzeria, per merletto, per affresco o vetrata. E un’idea nuova ne balzava sempre.

Il fiore, la foglia, il bocciuolo, l’insetto eran segnati con diligente ingenuità primitiva: non tanto quali si vedono ad occhio nudo, ma piuttosto quali sono scòrti attraverso il microscopio. Sempre eran scelti i fiori selvatici, l’acònito, la genzianella, la violetta di bosco, la rosa di macchia; e la digitale purpurea ed altri fiorellini di piante velenose, — vere piccole maraviglie di colori e di forme.

M’era già nota l’istintiva antipatia di Clara Walser per le piante ed i fiori coltivati dal giardiniere. Aveva detto un giorno: La bellezza pura non appartiene che alla flora sel-