Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/37

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nella nebbia 31


Con sua immensa maraviglia, il bacio gli fu reso.

Ladra d’amore, sì, ella era; e sapeva e godeva d’esserlo, chiudendo in quell’attimo l’intera sua vita di donna, accumulando in quell’attimo sogni, desideri, brividi, carezze, impeti di dedizione, voluttà di sensazioni, tutta l’occulta parte di sè che alla luce spietata del sole non aveva diritto di esistere.

Quando le ingorde labbra lentamente si staccarono, e il lunghissimo bacio ebbe fine, l’uomo stupefatto, inebriato, cieco, rimasto intontito sul marciapiede, sentì la fanciulla guizzargli di mano con agilità di lucertola, e sparir nell’ombra.

Non tentò di seguirla. Ad un metro di distanza non sarebbe stato possibile riconoscere una persona. La massa fluttuante dei vapori s’addensava sempre più, diveniva un corpo quasi solido, benda agli occhi, bavaglio alla bocca.

Ritrovata per virtù di consuetudine la porta della sua casa, infilata a capo basso un’umidiccia scala a chiocciola anch’essa invasa di nebbia, Raimonda suonò il campanello d’un modesto usciolo bruno. Alla madre che, in-