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la promessa 57


d’oro e di ruggine, a seconda delle stagioni. Ogni tanto, i piccoli uomini cozzavano l’un contro l’altro in liti rumorose ed inutili, in vertenze fra padroni e servi, in scioperi e serrate livide di minaccia. Allora la Rovella ammiccava in silenzio al torrente, il torrente bisbigliava qualche ironica, misteriosa parola alla fabbrica che rimaneva impassibile, con tutti i suoi occhi aperti sulla vallata, dove altre impassibili fabbriche ergevano le spade massicce dei loro camini. E i piccoli uomini ritornavano in pace.

E fra pace e fra guerra solo le creature invecchiarono, a differenza della terra e delle cose.

I bei capelli neri di Fresia lasciavano ormai trasparire i fili d’argento della quarantina. Nella sua bocca, ch’era stata così fresca e ormai s’afflosciva agli angoli, i denti, trascurati, ingiallivano, scalzandosi. Marco aveva da gran tempo cessato di scriverle: secondo voci varie di emigranti rimpatriati, arricchiva nel Canadà, divenuto più americano d’uno yankee, serrando nel pugno d’acciaio fili di intricatissime reti d’affari. Il suo silenzio non aveva scoraggiata la fedeltà della donna. Della promessa d’un giorno ella s’era fatta nutri-