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tesoro delle fave, ecc. 27

più bei poderi del luogo, senza che se ne potesse dir come; perchè niente è più naturale del veder de’ gambi di fave germogliare e fiorire e delle fave maturar nel loro guscio; ma veder un campo di fave che ingrandisce senza che se nc sia aggiunto nulla per acquisto o per usurpazione fatta iniquamente sui poderi altrui, è di gran lunga superiore alla nostra intelligenza. E tuttavia il campo di fave s’andava ogni giorno allargando a mezzodì, allargando a nord, allargando a mattina, allargando a ponente ed i vicini avevano un bel misurare le loro terre dal conto essi risultavano sempre beneficati d’una pertica o due, di maniera che finirono naturalmente a credere che tutto il paese era in aumento.

D’altronde il campo era così fecondo che la capannuccia non avrebbe potuto contenerne la raccolta se non la si fosse notabilmente ingrandita; eppure la raccolta di fave era andata a male dà per tutto, a più di cinque leghe all’intorno, ciò che le rendeva carissime pel grande uso che di esse si faceva alla tavola dei ricchi e del re. In mezzo a quest’abbondanza, Tesoro delle Fave bastava a tutte le faccende, e rivoltando la terra, cernendo le sementi, mondando le piante, sarchiando, zappando, mietendo, sbaccellando e per di più conservati io accuratamente le siepi e le chiuse; e nel resto della giornata trattava coi compratori e regolava la vendita, perchè egli sapeva leggere, scrivere, conteggiare senza nulla aver appreso da alcuno, insomma egli era una vera benedizione.

Una notte mentre Tesoro delle Fave dormiva, il vecchio disse alla vecchia; — Ecco Tesoro delle Fave ci ha recato de’ vantaggi, poichè ne ha posti in grado di passar dolcemente i nostri ultimi anni senza lavorare. Facendolo erede di quanto possediamo, non avrem fatto che rendergli ciò che già gli appartiene; ma saremmo ingrati verso il buon figliuolo se non ci studiassimo di procurargli nella società una condizione più stimata di quella da mercante di fave.

«È ben da lamentare che egli sia troppo modesto per aver la laurea di dottore nell’università e una figura troppo piccola per essere generale.

— È un peccato, disse la vecchia, che egli non abbia studiato per imparare il nome latino di cinque o sei malattie; lo riceverebbero subito per medico.

— Quanto alle liti, continuò il vecchio, credo ch’egli non abbia troppo spirito, troppo buon senso perchè arrivi mai a comporne una sola. Notate che non si erano ancora inventati i filantropi.

— Ho sempre fissa in testa, riprese la vecchia che a tempo opportuno sposerà Fior de’ Piselli.