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Ora, per dire i casi del Volta, fino dal 1774 Firmian lo pose reggente delle scuole, e l'anno dopo professore di fisica in patria d’onde il 1779 fu trasportato a Pavia, — nel 1777 viaggiò con G. B. Giovio: indi nel 1780 visitò la Toscana, ricevendo da per tutto grandi onori, e più quando nell’82 viaggiò col famoso Scarpa; festeggiato da ogni celebrità del tempo. — Nel 94 la società di Londra gli decretò la medaglia d’oro di Copley. In Francia innanzi all'Istituto, cui presiedeva Bonaparte, ripetè l’esperienza ed i raziocini su cui fondava la sua Pila: e tanto applauso n’ebbe, che il Primo Console gli donò seimila franchi: l’Istituto gli coniò medaglie, e lo mise fra’ suoi otto soci stranieri. — Rappresentò l'università di Pavia nei Comizi di Lione. Nel 1803 presiedette nel Consiglio del nostro dipartimento: fu dei primi ascritti all’Instituto italiano: a lui pensioni e titolo di conte e di senatore del Regno, e le accademie a gara onorarsi del suo nome. — Beauharnais di sua mano lo fregiò della corona di ferro e della legione d’onore. — Quando cadde il regno d’Italia fu posto direttore della facoltà filosofica in Pavia; ov'egli dimorò per educare Zannino, Flaminio e Luigi, figli suoi, avuti da Teresa Pellegrini, dama comasca, alla quale si era sposato nel 1794. — Morto il secondo figlio, e compiuti gli altri lo studio, ei si congedò dalla carica per vivere in patria, da dove a levarlo s’adoprò invano con larghe promesse Alessandro di Russia.

Modesto fra tanta gloria, di avvenenti maniere, udendolo discorrere alla domestica, appena sarebbesi creduto quel grande che egli era, sì gli soprabbondavano que’ motti spiritosi che dal suo labbro traboccavano senza offendere persona, e quasi ricreamento d’uno spirito negli studi affaticato. — Qualora s’avviasse a discorsi gravi, ei si faceva ammirare per le cognizioni sue, non di fisica soltanto, ma d’ogni cosa dello scibile umano, come quegli che aveva ricca la memoria delle più classiche cose italiane, francesi e latine.

Affezionatissimo sempre alla sua religione, non poteva che tranquillo e fermo vedere spegnersi poco a poco la vitale favilla;