Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/197

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va presiedono sei Cavalieri; in quella di Nido cinque,

    Babilonia; e non molto dipoi volle che le armi siciliane punissero Andronico, divenuto tiranno di Costantinopoli con l’uccisione di Alessio Imperatore. Pure di gravi vicende non mancò il suo governo, perchè fosse turbata la pace dei reame; dappoichè fu mestieri di combattere l’oste poderosa di Alemanni che Federico Barbarossa mandò in Puglia per vendicarsi di lui, che rifiutato aveva la mano d’una costui figliuola. Venuti in fine a sentimenti di pace il Re, il Papa e l’Alemanno, ne furon compimento le nozze che con grandissima pompa si celebrarono in Milano tra Arrigo, figliuolo dell’Imperatore, e Costanza, nata di Ruggiero e zia di Guglielmo, alla quale, mortosi senza figliuoli, lasciò il suo trono delle Sicilie.
       Di qui i sanguinosi contrasti nella successione alla nostra corona fra’ Tedeschi e Tancredi, figliuol dell’ultimo nato di Re Ruggiero. Costanza reclamava il suo diritto, come chiamata dal nipote: Tancredi opponeva le sue ragioni, l’amore del popolo, e l’investitura di Papa Clemente III nell’anno 1190; onde in qualunque modo ciascuna delle parti sostenendo la sua difesa, divennero al giudizio delle armi. Ma l’oste mandata da Arrigo nella Puglia fu sconfitta dal Conte di Cerra, cognato del Re, e Tancredi ebbe agio di ragunare un parlamento a Termoli, dove meglio e convenientemente provvide al reame. Dipoi trasse agli Abruzzi per domare l’audacia di alcuni Baroni che negar gli volevano obbedienza. In ciò il suo competitore in Alemagna, morto il padre e composto le cose dell’Impero, scendeva in Italia alla testa di poderoso esercito. Entrato ne’ nostri confini, se gli dettero il Conte di Fondi, quel di Molise, l’altro di Caserta, e le città di Teano, Capua ed Aversa; e non trovò resistenza alcuna sino a Napoli, ove essendosi ricoverato il Conte di Cerra, non volendo il popolo mancar di fede a Tancredi, si fece grandissima resistenza sotto il comando del napolitano Aligerno Cottone, che governava la città. L’assedio fu stretto ed ostinato, e non era modo che i Napolitani cedessero a patto alcuno: al loro valore s’aggiunse il mal consiglio d’Arrigo, il quale per impedire l’uso dell’acqua alla città, ruppe il condotto che di levante la portava dentro; onde che impaludò nelle vicinanze del Campo. Ciò fece scoppiare un fiero mor-