Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/9

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La felicità della campagna, che non dava che desiderare, invogliò altre greche nazioni ad abitarvi, come Cumani,


    tose terre discorrono; abellito da laghi, de’ quali il più ampio, il Fucino; abbondevole d’acque salubri; di sulfuree sostanze; di minerali; di cave di marmi; diviso dagli Stati della Chiesa al Nord-Ovest da una linea convenzionale tirata dallo sbocco del lago di Fondi alla foce del fiume Tronto; e da ultimo separato dall’Isola della Sicilia, (la quale ne forma parte) per lo stretto di Messina, mostra la sua Capitale, fra vulcaniche terre, nel più incantevole golfo della Penisola, che Cumano anticamente appellavasi, e che dal promontorio della Campanella, già Capo Atenèo, a quel di Posilipo, corre per ben settantatre miglia di giro.
       Napoli guarda a Levante il bicipite Vesuvio, di rincontro la sassosa Capri; il Sebeto, che perduta ormai l’avita grandezza, lentamente fluisce; la sepolta Ercolano; le delizie di Portici e di Resina, solenni più, perchè fatte triste dalle pietrificate lave del tremendo distruttore Vulcano; pur non temuto da’ popoli, che per religiosità del suolo, sulla terra quasi ancor calda a riedificare costantemente si affrettano; e presso all’ignivomo monte la Torre del Greco; e poi Pompei disepolta in parte, e che serba tuttavia nel suo seno monumenti i più preziosi di scienze ed arti; Castellammare; la vetusta Stabia; Vico; Sorrento sulle rupi, patria dell’epico cantor di Goffredo.
       A ponente i voluttuosi lidi di Mergellina, soprastati dai colli di Posilipo, e questi attraversati per opera ardimentosa dalla mirabile Grotta. Ed in questi colli, coronati di vivissimo verde, vestiti d’alti pioppi, di ombriferi pini, di viti pampinose e di rigogliosissimi aranci, la fervente gioventù accorreva per dilettarsi, mentre, come asilo di meditazioni, eran per Mario, per Pompeo, per Cicerone e Virgilio, che venivano ad ispirarsi ed a trovar calma e riposo in quell’eterno sorriso di natura; e quì i sepolcri dello stesso cantor di Enea e del Sannazzaro. E riandando alle trascorse età col pensiero, in queste amene regioni Pollione, e Lucullo il vincitor di Mitridate, eressero vaste mura e superbe, dimenticando nell’ozio beato gli allori colti sul campo della gloria! E quì il colle Ermeo che segnava i limiti tra Napoli e Cuma; l’isoletta Eupleia, nunzia d’ospitalità poco lungi dal lido, col suo tempio di Venere