Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/20

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E umil la pregherai
Che in premio del mi’ amor, della mia fede,
A me non nieghi ’l sol di quelle stelle
Che lei fan bella sovra l’altre belle.

Lisetta, passati due giorni, sembiante facendo d’essere pacificata con lui, seguitò di fargli le maggiori dimostrazioni d’amarlo che mai ad uomo fossero fatte. Ora avvenne, che una domenica mattina vide Dioneo nella chiesa della Carità, non vi essendo Lisetta, un uomo, il quale mai egli davanti in quella chiesa non aveva veduto, come che gran tempo per addietro per veduta conosciuto lo avesse: e vennegli sospizione, non costui fosse quivi per veder Lisetta venuto. Ma pensando poi che egli mai non l’avea veduto in luogo dove ella stata fosse, e dopo averlo da capo a piè più volte tutto bene considerato, sapendo lui esser vilmente nato, e di cattivi costumi, e mal in arnese vedendolo, e con aspetto anzi di poltronieri che no, come che egli aitante della persona paresse, tra se medesimo disse: Deh stolto di che temi tu? come ti può egli cader nell’animo, Lisetta, che è nobile, superba e ricca, dovere inchinarsi ad amar costui, che ragionevolmente