Pagina:Obras poeticas de Claudio Manoel da Costa (Glauceste Saturnio) - Tomo I.djvu/162

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XCI

 
     Non parlarmi d’amor, ingrata Nice;
Ch’io non ho giá per te questi pensieri:
Credulo a tanti affetti lusinghieri
4T’adorai, non te ’l nego; era infelice:
 
     Il vechio disinganno or odo; ei dice:
Folle che sei! come adorar gl’alteri
Transporti puoi d’affanni cosi fieri?
8Ei parla; ed i suoi detti ascoltar lice.
 
     Saggio dunque ’l rimprovero del cuore
Nel piú vivo lo stampo, ed il consiglio
11Per seguitar, ó Nice, ho gran valore:
 
     Angel saró, che fuor del cauto artiglio
Per fuggire a tuoi lacci andró, Amore,
14Portando in fronte il volto del periglio.


XCII

 
     Dolci compagni miei, dolce mia cura,
Consolate ’l mio duol; se pur vi piace
Rendermi quella sospirata pace,
4Che mi toglie crudel la mia sventura.
 
     Senza la vostra compagnia oscura
Parmi del Sol la scintillante face;
Sul’orme vostre ’l mio pensier seguace
8Tutto ció, ch’e diletto, odia, e scongiura.
 
     Altro ciel, altre genti astri infelici
Mi sforzano á veder: mi fu ribelle
11La mia sorte; e son tutti miei nemici.
 
     Ma se vedervi piú negan le stelle,
Vi priego almen pe’ suoi bei lumi, Amici,
14Curate la mia Nice, e le sue agnelle.