Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/240

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Per intendere la prima parte di questo epinicio, composto nel 462, bisogna aver presenti queste altre leggende cirenaiche.

Eufemo, figlio d’Europa e di Posídone, capostipite della famiglia dei re di Cirene, prese parte alla spedizione degli Argonauti. Questi, conquistato il vello d’oro, per consiglio di Medea, non rifecero la strada già percorsa: bensí dopo lungo errare pei flutti, giunti al mar Rosso, scesero a terra, e, portando a dorso la nave Argo, dopo dodici giorni ritrovarono il mare, alle coste di Libia, e precisamente nei pressi della palude Tritònide (nella Sirte minore).

Quando già s’erano di nuovo imbarcati, e stavano levando l’àncora, si presentò ad essi il dio tutelare del luogo. Tritone, in sembianze umane; e offri una zolla di terra: proprio Eufemo balzò a terra, e accolse il dono.

Dono simbolico: una specie d’investitura della Libia pei discendenti d’Eufemo, purché Eufemo, giunto in patria, a Tenaro, l’avesse gittata in una caverna detta Bocca d’Averno. Medea, spirito profetico, comprese; e disse ai servi che custodissero gelosamente la zolla. Quelli, sbadati, la lasciarono cadere presso l’isola di Tera. Medea allora predisse che, prima di possedere la Libia, la quarta discendenza d’Eufemo, originata da una figlia che questi ebbe da una donna di Lemno, avrebbe emigrato nell’isola di Tera; e che solo dopo diciassette generazioni, Batto, recatosi da Tera in Delfo, per con-