Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/166

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libro quinto 151

La corrente rapivala; nè tarda
A riprenderla fu con man la Dea.595
Ei, dall'onda ritrattosi, chinossi
Su i molli giunchi, e baciò l'alma Terra.
Poi nel secreto della sua grand'alma
Così parlava, e sospirava insieme:
Eterni Dei, che mi rimane ancora600
Di periglioso a tollerar? Dov'io
Questa gravosa notte al fiume in riva
Vegghiassi, l'aer freddo, e il molle guazzo
Potrian me di persona, e d'alma infermo
Struggere al tutto: chè sui primi albori605
Nemica brezza spirerà dal fiume.
Salirò al colle in vece, ed all'ombrosa
Selva, e m'addormirò tra i folti arbusti,
Sol che non vieti la fiacchezza, o il ghiado,
Che il sonno in me passi furtivo? Preda610
Diventar delle fere, e pasto io temo.
     Dopo molto dubbiar questo gli parve
Men reo partito. Si rivolse al bosco,
Che non lunge dall'acque a un poggio in cima
Fea di sè mostra, e s'internò tra due615
Sì vicini arboscei, che dalla stessa
Radice uscir pareano, ambi d'ulivo,
Ma domestico l'un, l'altro selvaggio.