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32 odissea

Fosse di te men degno, avere a scherno:
Chè gli stranieri tutti, ed i mendichi70
Vengon da Giove. Poco fare io posso,
Poco potendo far servi, che stanno
Sempre in timor sotto un novello impero:
Pure anco un picciol don grazia ritrova.
Colui fraudaro del ritorno i Numi,75
Che amor sincero mi portava, e dato
Podere avriami, e casa, e donna molto
Bramata; e quanto al fin dolce signore
A servo dà, che in suo pro sudi, e il cui
Travaglio prosperar degnino i Dei,80
Come arridono al mio. Certo ei giovato,
Se incanutiva qui, molto m’avrebbe.
Ma perì l’infelice. Ah perchè tutta
D’Elena in vece non perì la stirpe,
Che di cotanti eroi sciolse le membra?85
Quel prode anch’ei volger le prore armato,
per l’onor degli Atridi, a Troja volle.
     Detto così, la tunica si strinse
Col cinto, ed alle stalle in fretta mosse,
E, tolti due dalla rinchiusa mandra90
Giovinetti porcelli, ambo gli uccise,
Gli abbronzò, gli spartì, negli appuntati
Spiedi gl’infisse: indi, arrostito il tutto,