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106 odissea

Eurimaco di Polibo, fa core,
E sì tristi pensier da te discaccia.470
Non è, non fu, non sarà mai chi ardisca
Contra il figlio d’Ulisse alzar la mano,
Me vivo, e con questi occhi in fronte aperti.
Di cotestui, cosa non dubbia, il nero
Sangue scorreria giù per la mia lancia.475
Me il distruttor delle cittadi Ulisse
Tolse non rado sovra i suoi ginocchi,
Le incotte carni nella man mi pose,
L’almo licor m’offrì. Quindi uom più caro
Io non ho di Telemaco, e non voglio,480
Che la morte dai Proci egli paventi.
Se la mandan gli Dei, chi può scamparne?
Così dicea, lei confortando, e intanto
L’eccidio del figliuol gli stava in core.
Ma ella salse alle sue stanze, dove485
A lagrimar si dava il suo consorte:
Finchè, per tregua a tanti affanni, un dolce
Sonno inviolle l’occhiglauca Palla.
     Con la notte comparve il fido Euméo
Ad Ulisse, e a Telemaco, che, pingue490
Sagrificato ai Numi adulto porco,
Lauta se ne allestian cena in quel punto.
Se non che Palla al Laerziade appresso