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162 odissea

Ed io scudo, e due lance, ed alle tempie
Salda celata di metallo avessi,470
Misto ai primi guerrier mi scorgeresti
Nella battaglia, e l’importuna fame
Gittare a me non oseresti in faccia.
Or protervo è il tuo labbro, e duro il core,
E forte in certa guisa, e grande sembri,475
Perchè con poca gente usi, e non brava:
Ma Ulisse giunga, o appressi almeno, e queste
Porte, benchè assai larghe, a te già volto
Negli amari, cred’io, passi di fuga
Deh come a un tratto sembreriano anguste!480
     Eurimaco in maggior collera salse,
E, guardandolo bieco, Ah! doloroso,
Disse, vuoi tu, ch’io ti diserti? Ardisci
Così gracchiar fra tanti, e nulla temi?
O il vin t’ingombra, o tu nascesti pazzo,485
O quel vinto Iro ti cavò di senno.
     Ciò detto, prese lo sgabel: ma Ulisse
S’abbassava d’Anfinomo ai ginocchj,
Per cansarsi da Eurimaco, che in vece
Nella man destra del coppier percosse.490
Cascata rimbombò la coppa in terra,
E il pincerna ululando andò riverso.
Strepitavano i Proci entro la sala