Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/98

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libro quarto 83

Spogliammo di vivande anzi che posa
Qui trovassimo al fin, se pur vuol Giove45
Privilegiar dopo cotante pene
La nostra ultima età? Sciogli i cavalli,
E al mio convito i forestier conduci.
     Ratto fuor della stanza Eteonéo
Lanciossi; e tutti a sè gli altri chiamava50
Fidi conservi. Distaccaro i forti
Di sotto il giogo corridor sudanti,
E al presepe gli avvinsero, spargendo
Vena soave di bianc’orzo mista,
E alla parete lucida il vergato55
Cocchio appoggiaro. Indi per l’ampie stanze
Guidaro i novelli ospiti, che in giro
D’inusitata maraviglia carche
Le pupille movean: però che grande
Gettava luce, qual di Sole, o Luna,60
Del glorïoso Menelao la reggia.
Del piacer sazj, che per gli occhi entrava,
Nelle terse calâr tepide conche;
E come fur dalle pudiche ancelle
Lavati, di biond’ olio unti, e di molli65
Tuniche cinti, e di vellosi manti,
Si collocaro appo l’Atride. Quivi
Solerte ancella da bell’auro vaso