Pagina:Ojetti - I Monumenti Italiani e la Guerra.djvu/23

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invisibili, esporrebbe cioè l’apparecchio e gli aviatori alla rovina sicura. Invece anche di notte gl’idrovolanti nemici possono sempre discendere sul mare libero o nei larghi specchi d’acqua della laguna. Infine la segnalazione acustica che di notte è la sola possibile, diventa presso il mare, tra il rumoroso frangersi delle onde sulla spiaggia, molto meno sicura che a terra.

Nonostante questi ostacoli naturali, la Marina italiana, traendo profitto da tutte le esperienze proprie ed altrui, perfezionando e moltiplicando gli uomini, le armi e gli strumenti di osservazione, è riuscita a organizzare anche la difesa aerea di Venezia in un modo ammirevole. Per merito suo le offese tentate dal nemico hanno quasi sempre sbagliato il loro bersaglio; molto spesso, delle squadriglie partite dalla riva austriaca soltanto la metà o un terzo ha osato volare sulla città, o meglio attraversare la città a grande altezza e a massima velocità; e in ogni caso la minaccia è stata sempre segnalata in tempo e in modo utile. Quando si potrà dir tutto, chiunque nel mondo ami o amerà Venezia, dovrà essere grato ai difensori del suo cielo, perchè si deve e si dovrà alla loro intelligenza, alla loro costanza, alla loro abnegazione se i nemici non sono riusciti con le armi odierne a ridurla una rovina, come già sembrava tanto facile al feldmaresciallo Thurn quando la assediava nel 1849.

Dopo gl’intensi bombardamenti del giugno e del luglio 1915, vi fu una sosta di quasi tre mesi. Ma nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, alle ore dieci e mezza, una bomba cadde sulla chiesa degli Scalzi e distrusse tutta la vôlta dipinta dal Tiepolo. L’affresco che il Tiepolo vi aveva dipinto quasi cinquantenne, tra il 1743 e il 1750, rappresentava la Traslazione della Santa Casa di Loreto, e l’entusiasmo che suscitò quell’opera tutta luce e musica e volo, fu tanto che passò le Alpi e indusse il vescovo di Würzburg, Carlo Filippo di Greiffenklau, a chiamare il pittore per confidargli, a Würzburg, la decorazione del suo palazzo. Aveva il Tiepolo appena finito nella stessa Venezia la vasta tela pel soffitto dei Carmini con la Vergine in gloria e a Milano gli affreschi del palazzo Clerici e del palazzo Dugnani: ed era al culmine dell’arte sua e della gloria. Perciò ben si può affermare col Fogolari1 che "egli tocchi la perfezione con questo soffitto". Dopo l’esplosione non ne restarono che i pennacchi ai lati, perchè dipinti sul muro pieno: quattro a destra di chi entra, tre


  1. Gino Focolari, G. B. Tiepolo nel Venelo, ed. Alfieri e Lacroix, Milano.

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