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304 AMSTERDAM.

certimusicali, là feste notturne, là il fiore della bellezza amsterdamese; fiore che, per buona fortuna dei viaggiatori di fibra sensitiva, spande un profumo soave; ma che non dà al capo. Dal qual pericolo, in ogni caso, non c’è miglior rifugio che il giardino zoologico, proprietà d’una società di quindicimila soci; il più bel giardino zoologico d’Olanda, che pure ne ha dei bellissimi, e uno dei più ricchi d’Europa; nel quale si scorda facilmente in mezzo alle salamandre massime del Giappone, ai serpenti boa di Iava e ai bradypi didactyli di Surinam, i visetti pallidi e gli occhi azzurri delle belle calviniste.

Dalla Plantaadije, passando su parecchi ponti, e fiancheggiando diversi canali, si arriva sulla grande piazza del Boter Markt, dove c’è una statua gigantesca del Rembrandt e l’ufficio del consolato italiano. Da questa piazza si va al quartiere degli Ebrei che è una delle meraviglie di Amsterdam.

Per andarci, domandai la strada al nostro gentilissimo console, il quale mi rispose: — Cammini diritto fin che non si trovi in un quartiere infinitamente più sudicio di tutti quelli ch’ella ha considerati finora come il non plus ultra del sudiciume; quello è il ghetto; non può sbagliare. — Andai innanzi, ognuno può immaginare con che aspettazione; passai accanto a una sinagoga; mi soffermai un momento in un crocicchio; poi presi la strada più stretta, e in capo a pochi minuti, riconobbi il ghetto. La mia aspettazione fu superata.