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90 INNI OMERICI 21-49

     Né d’Afrodite piacquer le imprese alla vergine Vesta,
pura, che nacque prima figliuola di Crono l’astuto,
Dea veneranda cui sposa bramaron Posídone e Apollo.
Essa non volle, però, duramente i due Numi respinse;
e grande un giuramento formò, che poi sempre mantenne,
del padre Giove, sire dell'ègida, il capo toccando,
che, Diva fra le Dee, resterebbe mai sempre fanciulla.
E, delle nozze in cambio, le die’ questo dono il Croníde;
che in mezzo essa alla casa sedesse, a ricever l’omento.
Ed essa in tutti i templi dei Numi riscuote gli onori,
e più d’ogni altro Nume la invocano tutti i mortali.
     Di queste tre non può né ingannar né convincere il cuore;
ma nessun altro può mai sfuggire alla Diva Afrodite,
né fra i Beati, né fra gli uomini nati a morire.
Il senno ella sconvolse perfino di Giove tonante.
È sopra tutti Giove possente, e fra tutti onorato;
eppur, qualora volle, la scaltra sua mente illudendo,
agevolmente mischiare lo fece con donne mortali,
d’Era lo rese oblioso, ch'è pur sua sorella e sua sposa,
ch'è la più bella d’aspetto fra tutte le Dive immortali:
Crono la generò, l’astuto, più bella d’ogni altra,
la madre sua fu Rea: signor di pensieri immortali,
Giove la fece sua sposa diletta, pei tanti suoi pregi.

     Eppur, brama soave nel cuore alla stessa Afrodite
infuse Giove, vaga la fe’ d’un amplesso mortale,
ch'essa più a lungo inesperta non fosse del letto d’un uomo,
e non potesse più menar vanto fra tutti i Celesti,
soavemente ridendo, l'amica del riso Afrodite,
ch'essa i Celesti aveva congiunti con donne mortali.