162 |
vita di alberto pisani |
|
la fisa. E una siloetta di donna vi appare, lì
lei!... Ma la finestra si abbuja.
Dódici ore '
Lettori miei, niente paura ! non vi allargate
dal muro. Oggidì, questa, non è più l’ora dei
ladri ; oggi, si ruba in pieno meriggio.
È l’ora, invece, in cui il mercato di Prìapo
affolla.
Già, il bujo, pesa su quegli intavolali, più
che campi dell’arte, rulliani dei vizi ; c le torme di lupe dalla voce ràuca, che il dopopranzo
batterono i marciapiedi infranciosando i cervelli mezzo intontiti dal cibo, son covigliate c tri -
pùdiano ; già, quasi tutti serrati, son que’ caffè, ove dei còsi, torli di gambe come di ànimo,
spàrsero efligi di pezzi di carne con l’indirizzo
dietro ; e la limidella fanciulla, che poco innanzi
valzava sotto gli occhi di mamma con qualche
bel cavaliere, dorme, imaginando di lui, ignara
di clic* gli servì. Or la città va prendendo una
sospettosa aria ; quella di una ragazza, che,
con gli orecchi attesi alla porta, leggeva un
volume senza nome di tipi.
Ve’, un barbisino di quìndici anni, il cappello
negli occhi, che rade il muro di un vìcolo.
Egli potè fuggire da casa, e, mentre il vecchio suo padre lo sogna in preghiere, egli....
Va o viene ? È troppo allegro ; va.... E quel
bambino, tristo, stracciato, su ’na scalèa, che
aspetta? Pare venda fiammiferi.... Mammìferi
solo ?
Intanto, dei broughams dalle tendine calale
fanno a precipizio, cliè il Diavol li porta, la
strada.
li intanto una carrozza si arresta in una
via tortuosa che fiancheggia la Corte. La sentinella rintana. Lo sportello si apre ; ed ecco
un alto signore, il quale offre la mano a una