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vita di alberto pisani |
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E la fanciulla avea uno di que’ tai visi, passavìa
della tristezza, che fanno belli gii specchi, a colori
e a contorno finissimo, dal naso gentilmente aquilino,
e cui, gli occhi furbetti e un germe di malizioso ghi
gnuzzo sul destro canto fra i labbri, davano il ino-
scadello. Le manine poi, lunghe, sottili, a mezzi-
guanti di filo; una, sul seno come a fermaglio, tenea
raccolto uno scialletto scozzese; l’altra, stringendo un
mazzoluccio di viole, scendeva lungo la gonna a mille
righe di bianco e di nero. E, dall’imo di questa, usci\a
la mascherina di una scarpetta, pìccola sì, da mettere
il dubbio se avrebbe potuto annidare una tortora.
Enrico si sentì il cuore sommosso; capì i suoi viaggi finiti; gii cadde di bocca lo scorcio di sigaro, e:
— Oh il bel mazzetto! — fece.
Allor la fanciulla girò la testa alla voce, infiorando
un sorriso; ma, come diede nel gióvane, arrossì tutta
e volse lo sguardo al mazzetto, quasi a passargli quei
complimento, che, sotto il nome di lui, òrasele volto.
Eppoi, lesta lesta, partì. Ed egli, dietro.
IV.
Chi può essere quello, che fà dieci scale
per una lezione d* inglese.
Pochi dì dopo « d e r 1 i n-d i n-d in! » sciami il campanello di casa Morelli; e la servetta, che corse ad
aprire, vedendo un gióvane biondo, svelto, bellissimo,
credè, che entrasse l'Arcàngiolo Raffaele vestito al’a
moda.
Ned ella gli dimandò che volea, ned egli l’espressc,
chè tutti e due èrano già nella sala, alla presenza
del padrone di casa.
Al quale, il nuovo arrivato, fatto un inchino, chiese:
— Ilo io l’onore di salutare il signor Pietro Morelli ?
— Sì, per servirla — rispose l'infermo, alquanto
maravigliato; e, dopo una diffidentissima pàusa
si accomodi. —
La servettina portò al forestiere una scranna.