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240 vita di alberto pisani

se lo sentì forse vicino, vicinissimo anzi, ma tènnèsi immota. Leopoldo ristè a contemplarla un istante. Ed ella gli ubbidì. Ei la obbligò, e disse: sorella! — Si alzarono lentamente le palpebre di Vi, e sco- pèrser due occhioni, nu >tanti in negri stagni di duolo. Sorella — riappiccò egli a fatica, in tono alterato — sono ancor qui.... perchè.... perchè non ti posso stare lontano.... quando tu soffri. E, che tu soffri, io so. — Ma no — ella disse con un filo di voce. — Sì! — egli fece, in uno scoppio di rabbia — or perchè contradici?... Atrocemente soffri. Io leggo negli occhi tuoi, ebri: nella tua faccia patita, colore di perla; in questo tuo Stesso singulto. Eppoi, conosco il tuo male. — Ines sorrise pallidamente. — Tu spàsimi di amore. — Ella ne sobbalzò; si raddrizzò sulla vita, e, serrandosi al cuore le mani, quasi per ratenerlo, chè le pa- rea fuggisse, gridò: no. — Sì! — ripetè Leopoldo con un riflesso d'incendio nelle pupille, piantandosi innanzi a lei — non mentire a me! Tu spàsimi d’amore per.... per tale, che i> «odio», clic io schaffeggerò, ucciderò — (e accennava come a sè stesso) — per.... — (e si stravolse la lìngua) — Emilio.... — * Ma oltre non disse. Ella il guardava, schiettamente stupita; ed ei ne ebbe un sussulto di gioja e dolore. — Dùnque, — chi è? — disse, piegàndosi sopra di lei, strette le pugna. Iry?s era un trèmito solo. — * Voglio saperlo — egli fece — voglio!... hai capito? — Il viso della fanciulla sforniossi, pigliò la strana gonfiezza del viso di un folle. E una ràuca voce esclamò « te »; e un bacio, incandescente carbone, arse per sempre un sorriso. Ma, non asconderti, o luna! . A pena Leopoldo ebbe toccata la sua contro la