a compenso, in quella età in cui si poteva
essere artisti, e nuU’altro ; quando la fede, effetto dell’ignoranza, teneva luogo di scienza. E
la roccia degli anni, che è il culottement delle
fàbriche, fomentava or da lei quel rispetto che
in gioventù nascea ai passanti spontàneo.
Se ne apriva la porta. Alberto entrò e sie-
dette in un banco. E di là vide il chiaro di
luna, che si frangeva nelle finestre ogivali, fóndersi in quello dell’alba ; e di là udì scoccare
cinque ore, poi un pressoso scampanellio.
Xell’àere fosco si disegnàvano, intanto, delle
persone. Ciascuna forse veniva, imaginando appostare, prima dell’altre, l’attenzione di Dio,
il sordomuto eterno. E glisciàvano zitte nei banchi, e s’appoggiàvano ai balaustrati, ed acco-
sciàvansi sul pavimento dalle nòbili pietre tombali, cui i devoti ginocchi del pòpolo, che li
scolpivano già, aveano quasi smarrito i titoli
e i segni di tirannia e insolenza.
La prima messa era fuori. Udì vasi il borbottìo balogio del sacerdote, che si tingeva di
tanto in tanto di stizza, allorché il chierichetto
gli avvicinava un po’ troppo la stoppiniera al
leggìo, e gli amen del chierichetto, sbadigli usufruiti. Ed all’intorno, le vòlte, mormoravano an-
eh’esse le mattutine lor preci.
Alberto sentì presso di lui un singulto, poi
uno scoppio di pianto, tosto affogato. Gli s’era
a fianco seduta, una donna, che, dal fruscio
dell’àbito e per quel mai, che il fioco lume pin-
gea, non dava certo a pensare che supplicasse il
Signore pel panem quoti dianimi; la era forse
la mamma di uno, fuggente dal mondo o dalla
virtù; oppure la moglie....
Ma qui una luce improvvisa abbarbagliò tra
di loro. Il sacrestano, col lenternino e la borsa,
lor ricordava « i pòveri morti ». Anche la donna