Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/306

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CAFITOLO DEt’IMOQUINTO 275 dante, ma sogno. Il ribrezzo lo strinse. E pensò ch’era un sogno, ma il grande, quel della vita, quello di cui ci svegliamo morendo — se ei svegliamo. La fantasìa di lui infiammava ; i suoi nervi strappavano. Sì ; ci svegliamo. L’àninm non può finire. Ouclla di lei, forse lì intorno, tristamente mirava il bel corpo dal quale era stata divisti.IT K se peranco indivisa? E se fluita al cervello, ultimo spaldo ?... Ma già il nulla si avanza da tutte le parti ; ancora un secondo, ed ogni vita è scomparsa ; e, sulla vita, si riunisce l’oblìo. Senonehò, il nulla come il finito, è inconcepibile. E.... se fosse.... non-morta ? Qttì, Mherlo si piegò su di lei, speranzoso, bramoso di un segno che dicòssegli sì, (fi un • ' o ; fuggitivi) rossore, un sospiro. Orribilmente gli batlean le tempie. Ali!... egli ha scorto, tra le socchiuse palpebre, ria li irn àrse le l’occhio. E le apre, o meglio, le straccia, in sul petto, la veste ; e le preme la mano sopra il nudo del cuore.... l’d ascolta.... I n ballilo !... Vive ! — Per lui essa deve rinàscere.... No ! I 11 medaglione che le giace sul seno tosto risponde «vivrà per un altro». ncenclia di gelosìa. Attorno a lui, tulio gira. Strappa di lasca una terzetta a due colpi, e gliela scàrica contro. Il medaglione, salta in cento frantumi. Poi, volge l’arme a sè. Ci ha un terribile istante, in cui la paura gli aggroviglia le vene: ei serra gli occhi; ma il colpo.... parte. L’arme, piomba fumante, giù dalla tàvola, in una cesta di rose ; Alberlo, cade sul desialo corpo di lei,