Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/328

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PREFAZIONE. Questo libro stava per entrare nel consorzio umano, da solo, senza corriere che lo precedesse ad apparecchiargli l’alloggio, come vi entravano i libri in quel tempo in cui c’era minor etichetta e maggior cortesia. Il mio Gigi però, che si tiene al corrente del figurino letterario, mi tirò per la mànica, osservandomi che non vi ha oggi appartamento completo senza anticàmera, e che se in questa il rispettàbile e colto non è fatto aspettare almeno una mezzoretta, si arrischia, noi padroni di casa, di passare — perchè troppo gentili — per maleducati. - Ed è appunto nell’anticàmera del libro — continuò Gigi — che qualche amico di casa (per esempio lo stesso padrone) ha modo di catechizzare chi attende e d'imboccargli la conveniente ammirazione, col decantare cioè le doti dell’autore, i pregi del libro, le diffìcoltà superate, ecc., ecc. Vero è bene, che nelle lor prefazioni, i romanzieri de’ nostri nonni seguivano lutt’altro stile. Quella buona pasta di gente pareva temesse di èsser creduta capace d’inventare le più innocenti fandonie, e si vergognasse di scrìvere — dato il caso — de’ capolavori. Quando però non mettèvano innanzi o un’ampia protesta d’ignoranza od una sùpplica di compatimenlo, cercavano di affibbiare le lor fantasìe a qualche babbo d’impresto. Raddoppiando così, per l'affermazione della verità, la